Smartphone: tra diritti, doveri, libertà e divieti

Ho letto con interesse la presa di posizione del Presidente del Centro Fiorenzo Dadò apparsa sabato 26 aprile sul Corriere del Ticino. La proposta di lanciare un’iniziativa, già vista in altre democrazie occidentali, che porti al divieto di portare un dispositivo mobile alle scuole dell’obbligo farà sicuramente discutere. È innegabile che la società 2.0, dell’intelligenza artificiale non è stata in grado di gestire in modo autonomo il sentito tema di accesso alle tecnologie da parte dei più giovani. Oggi possedere uno smartphone (non regalato), in combinazione al relativo abbonamento con traffico dati illimitato incluso (con i relativi costi fissi annui), è diventato un diritto irrinunciabile e non un lusso, anche per chi necessita di aiuti da parte della collettività. È altresì incontestabile che il rapporto cittadino – Stato oggi passa sempre più attraverso app e piattaforme digitali: in questo mutato contesto bisogna dunque comprendere come sviluppare un sano rapporto tra tecnologia, cittadini (giovani e meno giovani), sistema educativo e Stato.

I casi di cyberbullismo, di uso improprio dei social a tutti gli orari, l’eccesso di esposizione di chi ancora non può scegliere se apparire o meno nel mondo digitale, sono tutti temi – anche etici - all’ordine del giorno. Il mondo della scuola dispone già di regole specifiche: vanno fatte rispettare. I regolamenti nel mondo della scuola ci sono e non devono esserci eccezioni, al principio “quaderno fuori – smartphone spento”. Ma vanno anche tenuti in considerazione i doveri. Le famiglie vanno sensibilizzate maggiormente: inutile imporre un divieto statale se poi alla sera i ragazzi saranno sovraesposti o, peggio, indirizzati all’uso del telefono, magari per far cenare i genitori in tranquillità (scene ordinarie in qualsiasi ristorante del mondo occidentale e non solo). Ben venga dunque questa discussione, che dovrà coinvolgere il mondo della scuola, le associazioni in contatto con il mondo giovanile, le assemblee dei genitori e – soprattutto - raggiungere capillarmente la società. Anche il PLRT si chinerà sul tema, portando il suo contributo costruttivo a questo dibattito tra diritti, doveri, libertà e divieti.

Giovanni Poloni, Vice Presidente PLRT, Corriere del Ticino, 8 maggio 2025