Una soluzione costosa e controproducente

L’iniziativa “più abitazioni a prezzi accessibili” propone di aumentare il numero di alloggi promossi da committenti di appartamenti di pubblica utilità. Per andare incontro alle fasce di popolazione economicamente più deboli si tratta senz’altro di uno scopo nobile a cui è difficile dire di no. Ma, guardando da più vicino, lo strumentario presentato dall’iniziativa prevede numerose misure con un effetto diametralmente opposto a quello che si vorrebbe ottenere: per la stragrande maggioranza che non approfitta di appartamenti di pubblica utilità si aumentano oneri, affitti(!) e, per gli enti pubblici, si creano costi ingenti. 

Imponendo quote fisse di alloggi di pubblica utilità, prevedendo strumenti per spingere i cantoni e i comuni a diventare essi stessi promotori immobiliari e vietando di fatto aumenti di affitti nel caso di risanamenti energetici, l’iniziativa genera costi enormi per gli enti pubblici e benefici per una cerchia molto ristretta di persone. 

Qualcuno potrebbe giustamente obiettare che questa cerchia ristretta di persone ha un diritto all’aiuto, soprattutto quando il reddito viene assorbito in buona parte dai costi per la pigione. Uno studio dell’Ufficio federale delle abitazioni di un paio di anni fa' riporta però indicazioni interessanti in questo senso. Innanzitutto mette in evidenza che oltre i due terzi (!) degli abitanti negli alloggi di utilità pubblica in Svizzera disponevano di un reddito medio o addirittura alto e dunque non aveva realmente bisogno di un aiuto all’alloggio, pagato direttamente e indirettamente dalla collettività. 

In questo contesto una tesi realizzata all’Università di Zurigo ha dimostrato, prendendo come esempio un complesso residenziale a Zurigo, che la promozione di alloggi di pubblica utilità è altamente inefficiente se l’obiettivo è quello – condivisibile – di andare a soccorso delle fasce meno abbienti della popolazione. Grazie a questo progetto possono beneficiare di pigioni moderate 400 residenti. Tuttavia, con lo stesso importo stanziato dalla città direttamente alle famiglie e alle persone in difficoltà sarebbe stato possibile dimezzare l’affitto a 900 inquilini. 

Si tratta quindi di un'iniziativa estrema, dalle ricette rigide, che persegue un obiettivo lodevole ma irraggiungibile con le soluzioni che propone. Il Parlamento – che vi si è chiaramente opposto – ha già approvato miglioramenti alternativi: in caso di NO il prossimo 9 febbraio, verranno destinati automaticamente 250 milioni supplementari per rafforzare, laddove necessario, la creazione di alloggi a pigioni moderate. La palla è nel campo degli elettori, che solo con un NO contribuiranno a migliorare per davvero l'accessibilità a pigioni più moderate, nel solco della tradizione elvetica che contraddistingue il nostro paese.  

Giacomo Garzoli, granconsigliere, LaRegione, 21 gennaio 2020